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giovedì 15 gennaio 2015

Di vignette, status e stragi

Un amico mi ha fatto notare come il dolore per le vittime di Parigi non sia emerso dai miei status di Facebook, come se non fossi stato toccato da quel massacro. Perché in quei giorni non mi sono, come tutti, platealmente strappato occhi e capelli?
Perché mi ero strappato il cuore. E pure lo stomaco. In privato.
Perché mi sembrava superfluo gridare il mio dolore per una cosa così palesemente inumano.
Questo è anche il motivo per il quale non ho fatto nessuna vignetta: tutto superfluo, inutile e prevedibile dopo quel mare di sangue.
Questo è il limite dei social: sono troppo veloci. Non si può comprendere uno stato d'animo complesso da una frase o scorrendo compulsivamente la ruzzola del mouse.

Urge riflessione che non tarderà ad arrivare.

Sulla questione riguardante il libro abusivo realizzato dal Corriere, beh... è talmente un torto gigantesco che non perdo tempo ad articolare un discorso.


Illustrazione di http://www.mammaiuto.it/ (seguiteli che sono favolosi)

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